Spesso incontriamo persone rassegnate, intristite dai mille appuntamenti mancati, il “ciclo dei vinti” ha un raggio ampio quanto il mondo. “Ero una bomba all’Università, ma dopo la laurea sono stata ridotta a un fiammifero!”, “Tre metri sopra il cielo mi ci sentivo anch’io quando conobbi Lucia, ma è durato poco l’idillio, da anni sono sprofondato in una depressione senza fondo!”, “Sì, avevo tante speranze da giovane, ora sono una cinica qualsiasi che canta con Baglioni ‘io che sono salito su un treno che non è partito mai’, è meglio stare coi piedi per terra perché più in alto si sale più la caduta fa male!”. Il mondo è pieno di questi epitaffi che hanno in comune il “purtroppo”: “purtroppo lui si innamorò di un’altra!”, “purtroppo il negozio non va più bene”, “purtroppo il diploma in Conservatorio è rimasto esposto in camera mia, si sa di musica non si vive!”, purtroppo al concorso preferirono un altro, al lavoro rientrai nei “tagli”, ai sogni dovetti scegliere i bisogni, non sono più giovane, sono già ai calci di rigore… Mosè era stato un rivoluzionario, ma da ricercato dovette riparare in esilio e darsi alla macchia, cambiò connotati, si nascose con documenti falsi, da plurilaureato alla Bocconi finì a fare il guardiano delle pecore del suocero lontano dalla politica, dalle bandiere al vento, dai sogni. Quando era già vecchio Dio lo chiamò da un Roveto Ardente e lo rimandò come condottiero in Egitto, proprio là dove aveva fallito. C’è ancora speranza per me? Nel vangelo Gesù racconta di un vecchio fico sterile sempre assente quando bisognava consegnare i frutti succosi. Alla sentenza del padrone “Taglialo! Perché deve sfruttare il terreno?” si interpone il contadino chiedendo un’ultima opportunità: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finchè gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime!”. Il contadino che intercede per me, per te, è Gesù che ancora crede in noi e non ci valuta per ciò che siamo stati, ma per quello che faremo “d’ora in poi”, è un allenatore che quando i giocatori tornano sconfitti dal campo non li rimprovera e riesce a far brillare nei loro occhi lo sfavillio della coppa. Noi ci lamentiamo coi “purtroppo”, ma Lui ci rimette in piedi coi “nonostante”. Coraggio!