Il Natale è ormai vicino. Termina un anno trascorso in tutto il mondo con sofferenza e trepidazione. Che senso ha la gioia di questa grande festa? Quali le cause e le responsabilità di tanti lutti? Lamentazioni e accuse che potrebbero rendere del tutto insignificanti le armonie, le luci, la gioia, le speranze e gli auguri richiesti in queste circostanze.
Sono molti ormai coloro che pur condividendo gli aspetti folcloristici e consumistici della festa non credono più in questi vaghi sentimenti ritenuti del tutto lontani dalla hobbesiana visione della realtà, rimasta dopo duemila anni pressappoco invariata. Per cui non ci resterebbe che la corsa agli armamenti nell’attesa di conflitti sempre più feroci e devastanti.
La lotta contro il male non conosce sosta. Lo stesso popolo ebreo immaginava che solo un Messia, sostenuto da un invincibile esercito, avrebbe potuto davvero sconfiggere gli infedeli e imporre un regno di pace e giustizia. Una geopolitica non molto distante dal malcelato imperialismo che caratterizza le grandi potenze dei nostri giorni.
Nemmeno il dominio delle legioni romane induceva il Tempio e la Sinagoga a perdere la speranza in una simile battaglia finale, mentre gli zeloti intanto fomentavano l’odio e il terrorismo. Nessuno immaginava che la potenza del male potesse essere sconfitta non da un altro male (a fil di spada) ma avere inizio da quell’intimo sì di Maria all’annuncio dell’angelo.
Così come un piccolo seme che, accolto nel cuore di ogni donna e ogni uomo, diventa un grande albero; lievito capace di diffondersi in tutto il mondo fino a diventare regno eterno di giustizia e di pace.
Don Gerardo Capaldo