Commento al Vangelo di Marco 1,21-28
IV domenica del tempo ordinario anno B (31 gennaio 2021)
Immaginate lo stupore di quei quattro pescatori. Nelle loro menti, nel loro cuore ancora chiara quella voce del giorno precedente che li invitava a lasciare tutto e a seguirlo per diventare pescatori di uomini.
E ancora oggi quella parola così diversa dalle altre; così vera, tanto da stuzzicare anche un demonio, lì presente nel corpo di un pover’uomo.
Non solo i quattro pescatori ma tutti i presenti alla preghiera restano stupiti di quell’insegnamento dato con autorità. Un insegnamento vero che non sa di giudizio, avulso da ogni retorica, così aderente alla vita. C’è aderenza tra il Verbo di Dio e quella parola letta nella sinagoga di Cafarnao.
A due passi la casa di Pietro; avrebbe potuto ripensarci sull’istinto del giorno prima e invece quella parola lo affascina e lo inchioda lì. A pochi metri il mare, la vita di sempre, eppure quei quattro pescatori restano lì, discepoli di quell’uomo un po’ strano, forse sognatore, che fa sentire così vicina la presenza di Dio, la sua parola così attuale.
Anche gli scribi presenti si saranno certamente meravigliati dell’insegnamento del rabbì Jeshua. Forse si saranno anche chiesti in cuor loro: “Come mai il suo parlare non è come il nostro?”. È la domanda che spesso ci facciamo anche noi, o almeno coloro che per servizio ministeriale o per servizio battesimale annunciano la parola: “Come mai le nostre parole vanno via come piume al vento? Perchè non riusciamo ad essere incisivi?”. Forse perché la nostra vita spesso non aderisce a quella parola, o ancor di più, perché viviamo un rapporto solo formale ma non reale con chi quell’insegnamento ce lo ho donato.
L’autorità di Gesù è per un servizio; il suo parlare in verità è per la libertà di quanti ascoltano. Il nostro parlare, invece, talvolta è per ottenere consenso. Il Maestro non cerca consenso, è alieno dall’ansia di prestazione. Lui sa che l’efficacia di quell’annuncio non è direttamente proporzionata alla sua bravura.
Noi rischiamo di misurare le nostre capacità di predicazione dall’indice di gradimento, così come ci viene insegnato anche dalla rete- più like ottieni e più sei appetibile sulla piazza virtuale. Invece la verità di un insegnamento sta anche nella capacità di risultare scomodo, di creare dissenso. È quanto avviene nel Vangelo odierno; il parlare di Gesù crea dissenso.
Questo evento, contemplato all’inizio del ministero pubblico di Gesù nel vangelo di Marco, faccia crescere in noi il desiderio di un annuncio del Vangelo in verità, senza ricerca di consensi, a servizio dei fratelli e della comunità. Ci guidi la luminosa testimonianza di San Ciro Martire e San Giovanni Bosco, che in tempi e luoghi diversi si sono fatti annunciatori credibili del Vangelo di Gesù.
don Antonio Fucci