Carissimi coniugi, genitori, figli, nonni, fratelli e sorelle,
nella ricorrenza della Festa della Sacra Famiglia ci saremmo riuniti in Cattedrale per celebrare insieme la dolce vocazione da cui tutti veniamo e che, a vario titolo, ci appartiene, ma l’abbraccio, divenuto pericoloso, ci tiene lontani. Non con il cuore ovviamente.
Vi raggiungo nelle vostre case, chiese domestiche, dove il pane fa lieta la mensa, dove le lacrime di gioia e di dolore si impastano con i cibi che prepariamo e consumiamo, dove i timori e le speranze, le attese e le solitudini, le parole e i silenzi si abbracciano e dove il bucato steso ad asciugare sventola con la solennità di una bandiera sul pennone di una nave. Vi raggiungo e vi benedico nella gioia e nella fatica di essere insieme, nelle ferite e nel perdono, nei piccoli che crescono e nei nonni che invecchiano, nei ricordi e nelle speranze, nella mensa e nel letto luoghi santi dove le arsure della vita invocano pane ed abbracci. Vi benedico tutti, i luoghi e le persone, i mobili che cigolano e le finestre che danno sul cortile e sul mondo, i capricci dei bambini e i silenzi scontrosi degli adolescenti, i sogni dei giovani e le fatiche degli adulti, le malattie e le feste, le nascite con i fiocchi che sventolano e i lutti con le bare che chiedono di entrare, le mense addobbate della festa e i pasti consumati in piedi nei giorni feriali in un’ora di spacco, nel lavoro e nel riposo, nell’accoglienza degli abbracci e nelle spalle voltate all’altro quando il rancore ci divora.
Oggi nella Santa Famiglia di Nazaret scopriamo la pazienza che si richiede nel ricamare le relazioni, nel nascondere un dolore dietro un sorriso, nell’accogliere una vita che bussa inaspettata, nelle fughe per mettere al sicuro i figli dagli Erode che vengono a rubarci e uccidere il futuro. Impariamo da Maria e Giuseppe come essere coniugi nel custodire l’uno il mistero dell’altro, come essere genitori nel conservare e meditare nel cuore ciò che al momento ci sembra incomprensibile, impariamo da Gesù Bambino come crescere in età sapienza e grazia. Chiediamo l’intercessione della Santa Famiglia per le nostre famiglie che stanno vivendo, ormai da un anno, un assedio del nemico e vivono in casa come in trincea. Ci vengano in aiuto, Gesù, Giuseppe e Maria, accogliamoli nelle nostre case come compagni di viaggio, come amici e modelli, come intercessori. In modo speciale, in questo anno che il Papa Francesco gli ha dedicato, chiediamo l’aiuto di San Giuseppe che aiuti gli uomini ad essere padri, i padri ad essere custodi, i custodi ad essere saggi e accorti. Speriamo che il Giubileo di San Giuseppe sia un’occasione per riscoprire la bellezza e l’austerità dell’essere padri.
Alcuni di voi oggi non potranno partecipare all’Eucarestia, per questo il Vescovo vi invita, prima di pranzo o in serata, a sostare dinnanzi al Presepe o all’Albero di Natale per recitare, come famiglia, un Padre Nostro tenendovi per mano. Poi il marito faccia con il pollice un segno di croce sulla fronte della moglie, e la moglie faccia lo stesso con lui, quindi i genitori sulla fronte dei figli. Riprendiamo a benedirci gli uni gli altri, il Vescovo vi benedice tutti ed aspetta, da ciascuno di voi, come un vecchio padre, la stessa carità.
Coraggio! Ce la faremo a resistere fino all’alba solo se resteremo insieme e uniti a Gesù, Giuseppe e Maria! Buona Festa della Sacra Famiglia!
+ Arturo, vescovo
Avellino, 27 Dicembre 2020