La Pasqua cristiana è passaggio, un passaggio segreto che portò il popolo ebraico dalla schiavitù alla libertà e Gesù dalla morte alla vita inaugurando un tempo nuovo dove la morte non avrebbe più avuto l’ultima parola. Dall’alba di quella prima Pasqua (“Dio, che mattino!” avrebbero cantato nel milleottocento gli schiavi di colore nelle piantagioni dei bianchi) dove le donne impaurite videro stravolti i riti di morte che avevano preparato, noi veniamo raggiunti da un messaggio potente di VITA in qualsiasi condizione l’annuncio di Pasqua ci raggiunga. Oltre il vaccino che pure attendiamo, ma che non risolverà l’enigma della morte, noi attendiamo di essere liberati radicalmente da ogni male e malattia, da ogni lacrima che non sia di gioia, da ogni lamento che si trasformerà in danza. Da un anno il mondo intero è stretto in una morsa di paura che ancora semina morte e adii frettolosi, dolore e preoccupazione, problemi di salute fisica e mentale, voragini di povertà economica e di paura di incontrare l’altro-amato/a col timore di trasmettergli nascosto nell’affetto anche il contagio. Ci salveremo? Potremo anche noi invertire, come le donne al sepolcro, il dolore per la scomparsa del Maestro in una ubriacatura di profumo e di danza? La fede ci dice di sì, che è possibile anche per noi il passaggio segreto della Pasqua. Allora Buona Pasqua innanzitutto a voi che in più di centomila, solo in Italia, siete passati dal casco o dall’intubazione alle porte del Cielo: la nostra è ancora una Pasqua nella speranza, la vostra è nella certezza e, mentre vi imbustavano o vi cremavano, voi eravate già OLTRE, nel mattino che mai conoscerà tramonto: “Dio, che mattino!”. A voi il nostro grazie perché ci avete fatto da scudo umano, ma anche la nostra preghiera perché non cediamo proprio ora che la soluzione sanitaria è a portata di mano. Buona Pasqua a quanti hanno conosciuto l’esperienza del contagio e portano ancora strascichi di stanchezza come sopravvissuti a un campo di concentramento che hanno paura di guardare indietro per non sentire lo sguardo dei tanti che non ce l’hanno fatta. A voi che nella mappatura avete visto rovistare nei vostri affetti e siete stati guardati con il sospetto dell’untore. Buona Pasqua ai tanti poveri che hanno visto precipitare l’instabile equilibrio dell’economia domestica ed ora hanno bisogno del necessario e sono costretti ad arrossire per chiedere aiuto. Buona Pasqua a tutti gli operatori sanitari che hanno vissuto e vivono uno stress da lavoro e, qualche volta, hanno visto cedere il cuore e assottigliarsi lo spessore della resilienza. Buona Pasqua ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, privati di un anno che nessuno potrà mai restituire loro, defraudati di abbracci, di giochi, di ore di lezione a scuola che, oltre i contenuti, li avrebbero preparati alla vita. Buona Pasqua a tutti i disperati che hanno pensato di sceglierla la morte dal momento che la tensione si faceva insopportabile, ai fidanzati che hanno visto dilazionato il loro matrimonio, ai giovani che aspettavano un concorso, un lavoro, ma sono stati spiaggiati dalla pandemia. Buona Pasqua agli anziani che si trascinano la spesa, il cane, la solitudine, la vita e, dietro la mascherina, fanno fatica a dominare l’asma. A questi uomini e donne e a tutti gli altri/e questa Pasqua 2021 si presenta difficile, a tratti amara, forse incomprensibile, eppure, Gesù, il Signore Risorto, prima di noi attraversò il budello del dolore e della morte ed offre anche a loro, a noi, a tutti, di cantare l’Alleluia della vittoria. Nel buio della tomba pensò anche a noi che avremmo vissuto la discesa agli inferi della pandemia nel 2020-21 e ci gridò: “Coraggio! Non temete!”. Quella voce ci giunge oggi potente, amplificata dai secoli, e ci invita a sperare. Nonostante tutto.
+ Arturo Aiello