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Se devi dire una bugia dilla grossa
Da Seminario a Uffici di Curia, dopo alterne vicende, questa struttura Diocesana è stata completata e viene portata a Battesimo come “POLO GIOVANI”… perché? Nel settembre del 2017 in una assemblea di Clero fu deciso dal nostro Presbiterio di offrire uno spazio fisico ai giovani della città e della Diocesi. Era allora in cantiere il Sinodo dei Vescovi sui Giovani, voluto da Papa Francesco, poi celebrato e confluito nella Esortazione Apostolica dal titolo “Cristus vivit”. “Cristo vive –scrive il Papa ai giovani del mondo- e vuole che tu viva e non stia a guardare gli eventi dal balcone del disimpegno e della rassegnazione”, parole forti che vogliono essere l’anima del Polo Giovani nel carnet delle sue iniziative, nelle sue pietre e nell’abbraccio del suo auditorium, nelle sue dodici sale e salette, nella biblioteca, nella sala adibita a museo con annesso laboratorio di restauro, nella cura del verde, nell’attenzione ai particolari, nelle immagini e nei percorsi. La vita scorre nelle vene di tutti noi, ma in modo tutto speciale deve animare i giovani che vi si affacciano sempre più timorosi e, a tratti, demotivati. La fragilità delle nuove generazioni nasce dall’assenza dei padri o da una loro presenza incolore e insapore, spesso ad esse è mancato il sacramento della mano sulla spalla che per secoli e secoli è stata una sorta di investitura, la consegna del mondo in cui entrare con responsabilità e creatività, una sorta di passaggio del testimone tra generazioni diverse che condividono il bene dell’essere al mondo. Quando noi adulti o anziani lamentiamo la debolezza dei giovani accusiamo le nostre latitanze in snodi difficili e solenni delle loro vite in cui siamo stati assenti o poco propositivi. Le devianze sono tante e vanno dal narcisismo all’autodistruzione, (forse Il Presidente non sa che l’Irpinia ha il triste primato dei suicidi) da una adolescenza protratta sine die ad una assunzione del giovane da parte dei genitori che diventano “datori di lavoro” con relativa paghetta come vitalizio, dal bullismo alla depressione, dall’alcolismo alle dipendenze da sostanze stupefacenti o ludopatie. “Cristo vive e ti vuole vivo”, dice il Papa, sfidando le nuove generazioni sul loro stesso campo, e noi facciamo umilmente eco alle sue parole ponendo i giovani al centro della nostra attenzione e della nostra missione. Senza di essi non abbiamo futuro e siamo al capolinea di una civiltà che ha avuto in Occidente, la terra del tramonto, una culla di idee e di strategie, di umanesimi e di felicissime intuizioni sul senso della vita, sul futuro, sulla costruzione della polis dove tutti hanno diritto di cittadinanza. Cristo Gesù, sembra dire tra le righe il Papa Francesco, non è nemico, ma amico della vita, sostenitore, eccitante e non oppio, in Lui ogni uomo, soprattutto nella grazia luminosa della giovinezza, può trovare un supporto, un aiuto, un amico, un maestro, un faro, una stella cui guardare per non perdersi nella notte come la stella cometa che visita in questi giorni il nostro cielo e traccia una rotta, apre un cammino. Questa la situazione dei giovani già prima della pandemia, assenza di lavoro e di speranza, condanna all’esilio e conseguente depauperamento delle nostre terre, ma ora il Covid-19 è venuto a rimandarci in maniera esponenziale le cifre già drammatiche della galassia-Giovani. Il Polo Giovani non ha la presunzione di risolvere problemi annosi e che chiedono tavoli sempre più ampi di concertazione, ma desidera proporsi come laboratorio di futuro, non luogo protetto per isole felici, ma ponte di dialogo con le istituzioni e le famiglie, non solo come luogo ideato dalla Chiesa Madre e Maestra, ma anche come agorà dove tutti possano trovare ascolto ed accoglienza a qualsiasi orizzonte culturale e religioso appartengano, non solo come punto di incontro dei gruppi e delle associazioni giovanili di lunga tradizione e fede ecclesiale, ma anche come spazio per fare musica, sport, teatro, danza e per individuare, in dialogo con i poli universitari e l’imprenditoria, nuovi orizzonti di lavoro tutto da inventare.
Palace Hotel, Roma. La coppia De Mitri è in crisi coniugale. La moglie desidera che suo marito resti con lei, ma egli rifiuta dicendo di essere impegnato al Viminale, ma mente poiché deve incontrarsi, proprio in quello stesso hotel, con una donna, che si scoprirà essere la bellissima Susanna Rolandi, segretaria della FAO. Per combinare l’incontro De Mitri coinvolgerà il suo segretario Mario Girini. Dopo una serie di equivoci, la moglie e il marito scopriranno la dura verità
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