Un pane per tutti?
Ogni anno i sacerdoti preparano con cura l’omelia della solennità del Corpus Domini per
cercare di spiegare e di far capire ai fedeli la presenza reale di Gesù, figlio di Dio, nell’Eucaristia.
Puntualmente, però, capita che i fedeli escono sempre più confusi dalla Chiesa e i sacerdoti
rientrano in sagrestia amareggiati.
C’è un problema di fondo ed è il modo con cui noi ci mettiamo davanti all’Eucaristia. Nel vangelo
odierno (Gv 6, 51-58) i Giudei, dopo aver assistito alla moltiplicazione dei cinque pani e due pesci
(6, 1-13) e dopo aver seguito il Maestro dall’altra parte del lago, restano stupiti davanti alle parole
di Gesù e si chiedono come può realizzarsi quanto egli sta affermando.
Come? È la prima domanda che ci interpella e che ci manda in crisi. «Come può costui darci
la sua carne da mangiare?» (6, 52). Davanti all’annuncio di un dono grande, incommensurabile, noi
rispondiamo con i nostri dubbi.
I Giudei ancora non capivano ma noi, discepoli del dopo Risurrezione, conoscitori di quanto
accaduto a Gerusalemme in quella ultima Pasqua di Gesù, come possiamo ancora stupirci di queste
parole, di questa promessa che diventa realtà, che si fa carne ogni volta che celebriamo l’Eucaristia?
Per tutti? L’altro elemento di perplessità è questo “per tutti”. Ma siamo sicuri? Anche per
chi lo rigetta? Per chi lo rinnega? Il dono è dono e una volta dato non se ne può chiedere la
restituzione. L’efficacia del dono, invece, dipende da chi lo riceve. Se lo si accoglie, quel dono ha la
capacità di trasformare il ricevente in un donatore.
L’Eucaristia, il dono di Gesù, va oltre ogni nostra precomprensione. È il più grande dono
d’amore e in quanto tale non risponde ad alcuna logica che può essere resa secondo le categorie
della ragione umana. Eppure, è talmente ragionevole, che diventa extra- ordinario, perché trasforma
l’ordinario in qualcosa di unico.
L’Eucaristia è dono- per, e quindi, per- dono. Questo è il più grande segreto per entrare nel
cuore del mistero eucaristico. Se il nostro cuore non è capace di perdono, e quindi di donarsi, non
potremo mai capire la portata del Corpo e Sangue di Cristo.
Sulla riva del lago Gesù diede inizio alla sua donazione totale, che si sarebbe perpetrata per
millenni, continuando ancora oggi. Lì, a Cafarnao, tra i dubbi e le curiosità il Maestro mise nel
cuore di quei discepoli e dei Giudei il segreto della vita vissuta alla presenza di Dio: essere dono
per tutti. E’ questa l’efficacia del Corpo di Cristo che riceviamo ogni domenica.
Il dono è dato, adesso il Signore attende che siamo noi a farci dono, ad “eucarestizzarci”.
sac. Antonio Fucci